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Quella strana manovra della Guardia di Finanza

Il Ministro Matteo Salvini pubblica una Sentenza del 2006 che incriminerebbe Carola Rackete




 

La sentenza del GIP Alessandra Vella continua a far infuriare l'opinione pubblica,

mentre “Il Giornale” getta benzina sul fuoco riportando una nuova intervista di un finanziere, che preferisce rimanere anonimo, svolta dalla testata AdnKronos:

"Chi viola la legge diventa un'eroina e chi ha difeso la patria tra un po' passa per delinquente", spiega così il finanziere aggiungendo di sentirsi "molto amareggiato". "Questo provvedimento è davvero ingiusto ma soprattutto contiene molte inesattezze". "Lo sanno pure i bambini che l'imbarcazione della Guardia di Finanza è una nave da guerra perché issa il vessillo e ha i colori della Marina militare come nave da guerra..."

Per quanto lasci un attimino perplessi avere una seconda intervista rilasciata da dei finanzieri di cui non si conoscano i nomi, c’è da aggiungere che, a questa tesi

ci si aggiunge nuovamente, anche il Ministro Matteo Salvini, con un suo nuovo post, prendendo come tesi contraria una Sentenza della Cassazione Penale, sez. III, 14 giugno 2006, n. 31403.


Vi chiederete, vista questa sentenza, com'è possibile allora che il GIP abbia avuto una simile svista?

Analizziamo un po’ di dati.

Il discorso sulla possibile identificazione come “Nave da guerra” ha aperto un certo dibattito su i cavilli legali presenti nelle leggi italiane.


“Le navi della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo quando operano fuori dalle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia una autorità consolare“.

E’ quanto scrive la GIP Alessandra Vella nel provvedimento con il quale è stata liberata Carola Rackete.

“Nella fattispecie la nave della Guardia di Finanza ha operato al contrario, operava in acque territoriali, all'interno del porto di Lampedusa”.

Ma perché ha sentenziato così?


Andando ad analizzare la sentenza che prende in esame il Ministro Matteo Salvini leggiamo:

“Indubbia è infatti la qualifica di nave da guerra attribuita a tale motovedetta, non solo perché essa era nell'esercizio di funzioni di polizia marittima, e risultava comandata ed equipaggiata da personale militare, ma soprattutto perché è lo stesso legislatore che indirettamente iscrive il naviglio della Guardia di Finanza in questa categoria, quando nell'art. 6 della legge 13.12.1956 n. 1409 (norme per la vigilanza marittima ai fini della repressione del contrabbando dei tabacchi) punisce gli atti di resistenza o di violenza contro tale naviglio con le stesse pene stabilite dall'art. 1100 cod. nav. per la resistenza e violenza contro una nave da guerra.”

Il problema nasce qui. Nell'art. 6 della legge 13.12.1956 n. 1409, si usa la frase

punisce gli atti di resistenza o di violenza contro tale naviglio con le stesse pene stabilite dall'art. 1100”.

Questo quindi non significa che automaticamente la motovedette della GDF diventa una nave da guerra.

Ma in soccorso a smentire la Tesi del Ministro Matteo Salvini, ci aiuta anche il senatore e Ufficiale della Marina Gregorio De Falco, intervistato da “ilfattoquotidiano.it”, che dice:

“La convenzione di Montego Bay (trattato che definisce i diritti e le responsabilità degli Stati nell’utilizzo dei mari, ndr) è posta a base del decreto Sicurezza bis. La stessa convenzione all’articolo 29 definisce cos’è la nave da guerra: dice che la nave da guerra è una nave militare, come quella della finanza, purché sia comandata da un Ufficiale di Marina. Non da un finanziere.”

Per essere ancora più chiari, riportiamo qui l’articolo 29, citato da De Falco.


Art 29 Convenzione Montego Bay - Definizione di nave da guerra "Ai fini della presente Convenzione, per "nave da guerra" si intende una nave che appartenga alle Forze Armate di uno Stato, che porti i segni distintivi esteriori delle navi militari della sua nazionalità e sia posta sotto il comando di un Ufficiale di Marina al servizio dello stato e iscritto nell'apposito ruolo degli Ufficiali o in documento equipollente, il cui equipaggio sia sottoposto alle regole della disciplina militare."

Ecco quindi la soluzione al nostro caso. Rileggendo la sentenza della Cassazione presa in esame dal Ministro Matteo Salvini, possiamo notare che il giudice nel 2006 sentenziava così:

“Indubbia è infatti la qualifica di nave da guerra attribuita a tale motovedetta, non solo perché essa era nell'esercizio di funzioni di polizia marittima, e risultava comandata ed equipaggiata da personale militare”

Quindi riepilogando il tutto, la sentenza che cita il Ministro Matteo Salvini non è compatibile con il caso di Carola Rackete in quanto la Motovedetta della GDF “speronata” risultava equipaggiata solo da finanzieri, e non risultava sotto il comando di un Ufficiale di Marina”, come precisa l’articolo 29, della Convenzione di Motego Bay, e quindi non è qualificabile come “Nave da Guerra”. Ma Noi pensiamo che il Ministro Matteo Salvini sapesse benissimo di cosa stesse parlando, pensiamo che sapesse bene che quella sentenza non fosse compatibile con il caso in questione, ma utile comunque alla sua propaganda disinformativa.

Chiarito questo concetto legale, resta anche da riflettere sulla dinamica di questo “speronamento”.

In effetti, se andiamo a fare una semplice ricerca su internet, non si trova nulla a riguardo sulla fantomatica Motovedetta della GDF distrutta, nessuna foto, niente di niente. Possiamo solo trovare i vari video che testimoniano la dinamica di questo "incidente”, e in effetti verrebbe da farci qualche domanda.



Anzi, in realtà le domande non ce le siamo fatte solo Noi, ma anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, al Question Time 3 luglio 2019, chiedendo al Ministro Matteo Salvini chi avesse ordinato a quella motovedetta di “frapporsi fisicamente tra la banchina e la Sea-Watch, mettendo così a rischio l’equipaggio di quella stessa motovedetta”. Il ovviamente il Ministro Matteo Salvini non ha risposto, spostando l’attenzione sull'importanza del Lavoro della GDF. Noi ovviamente non possiamo rispondere a questa domanda, ma possiamo provare a capire meglio cos'è successo quella notte.


In tanti hanno equiparato la guida della Sea-Watch, specie il Ministro Matteo Salvini, alla guida di un'auto, ma non possiamo minimamente paragonare la guida di un imbarcazione nautica con un automobile, per due motivi molto semplici: pesa 300 volte di più, e soprattutto, non ha i freni.

Questo viene confermato anche dal fatto che la manovra più complicata nella navigazione sono la partenza, ma soprattutto l’arrivo, con il relativo attracco, che, per chi ha mai preso un semplice traghetto, potrà notare che si entri in porto a una velocità veramente ridotta.

Questo per il fatto che la nave si muove grazie alla propulsione dei suoi motori, ma una volta che questa energia è stata applicata, anche se spegnessimo i motori, questa continuerà a muoversi per inerzia fino al consumo totale dell'energia cinetica avente addosso, anche per diversi km a seconda della velocità.

Se proprio volessimo, potremmo provare a fare un confronto con un auto, per aiutare meglio la comprensione, ma sempre ricordandoci di non avere i freni. E ovvio che non Ci sia bisogno di andare avanti per renderci conto immediatamente della complessità dell’operazione di poter guidare un auto senza freni, senza parlare dell’eventualità di andare a parcheggiare la nostra auto senza freni, figuriamoci quindi quanto possa essere complesso per un'imbarcazione, che pesa giusto 600 tonnellate (un auto media pesa tra 1 e 2 tonnellate).

E infatti è quest’ultimo punto che bisogna tenere bene a mente, visto che al Comandante Carola Rackete è stato contestato lo speronamento in fase di attracco (quindi il parcheggio della nostra auto).


Dalle ricostruzioni di quella notte si evince come la GDF abbia intimato l’alt per tre volte,

per poi piazzarsi davanti la banchina a mo’ di protezione. Una volta avvenuto l’impatto, l’ipotesi di reato era ormai consumata, e si potevano avere quindi le motivazioni per trarre Carola Rackete in arresto, e scatenare ancora di più il sentimento popolare.


Quindi è ormai chiaro che a quell’equipaggio della GDF, è stato ordinato, da qualcuno al di sopra, di provocare tutto questo, per causare ovviamente un incidente diplomatico, da usare come pretesto, e “magari” mediaticamente. E’ in effetti è quello che è successo, il Ministro Matteo Salvini ha cercato di far passare per una delinquente (e tutt’ora lo fa) Carola Rackete, per “aver messo in pericolo la vita dei finanzieri”. A conferma di tutto questo, ci viene in soccorso anche la fisica, ricordandoci anche delle dotazioni che già hanno le motovedette della GDF, lungo tutta la scocca, per evitare il più possibile danni in fase di avvicinamento a un'altra imbarcazione, e quindi si sapeva già bene che danni alla motovedetta ce ne sarebbero stati ben poco, perché ormai la nave, in fase di attracco, avrebbe avuto in carico un'energia cinetica veramente scarsa, e non sarebbe stato possibile causare evidenti danni.

Quindi, vogliamo pensare che il disastro non ci sia stato per semplice fortuna, o qualcuno sapeva già come sarebbe andata a finire?

A Voi la scelta.

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